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La città degli affari



di Roberto Romagnoli


AL POPOL VUH, uno dei, pochi, libri-chiave per la comprensione della civiltà maya, va aggiunto un nuovo capitolo: quello della "Borsa". Un immenso e splendido centro commerciale, sorto probabilmente durante il periodo di massimo splendore della civiltà maya, tra il 500 e l’800 dopo Cristo, è stato infatti scoperto nella giungla del Guatemala.
L’ultima notizia sui misteri della vita dei Maya è stata diffusa dal National Geographic e riguarda appunto quello che a prima vista appare un centro di affari. Una notizia che costringerà gli archeologi a rivedere le teorie sulla società maya. La zona è quella di Cancuen, dove già da alcuni anni si stava scavando, ma che finora si era dimostrata gelosa dei suoi segreti (i primi scavi risalgono addirittura all’inizio del ’900).
L’assenza di piramidi e il ritrovamento di qualche piccolo muro avevano messo fuori strada gli archeologi ignari di calpestare un grande palazzo. L’edificio riportato alla luce, 170 locali adibiti ad abitazione con l’aggiunta di undici terrazzi disposti su tre piani, era infatti totalmente interrato. Ma la terra, la vegetazione e i serpenti (Cancuen significa appunto zona di serpenti) lo hanno protetto a meraviglia restituendocelo quasi intatto. «Si tratta di una delle strutture residenziali più grandi ed elaborate del regno dei Maya», hanno detto gli archeologi Arthur Demarest e Tomas Barrientos. «E doveva chiaramente servire ad ospitare, oltre ai sovrani locali, anche altri sovrani dell’impero maya e anche commercianti di altre regioni o facoltosi mercanti locali».
Nelle vicinanze finora non sono state individuate né strutture militari, né piramidi religiose. Il che fa pensare che Cancuen fosse una specie di porto franco, dove il sacro non avrebbe dovuto mischiarsi col profano. A rafforzare questa convinzione c’è anche l’ipotesi avanzata in passato da alcuni archeologi: che la "città degli affari" sfuggisse in qualche modo alla politica che invece accomunava i grandi centri come Tikal, Dos Pilas, Calakmul e Machaquila, dai cui ritrovamenti si era stabilito che lo splendore della civiltà maya era dovuto esclusivamente alla forza bellica del suo esercito e a quella spirituale dei sacerdoti.
Da quello che è stato ritrovato durante gli scavi si deduce che la città di Cancuen fosse il fulcro dei commerci dei maya: dalla giada all’ossidiana, dalla pirite ai gioielli. E che da qui transitassero tutti i traffici mesoamericani. Situata alla foce del labirinto fluviale Pasion-Usumancinta, usata dai Maya come rete di comunicazione, Cancuen sarebbe stata l’anello di congiunzione tra la regione alta dei vulcani e quella bassa del Peten, che conduce fino alla foresta pluviale della zona di Tikal, il centro maya più famoso. Che ora rischia di perdere il primato; e di assistere alla trasformazione storica dell’impero dei sacerdoti in impero degli uomini d’affari.

 

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Fonte: www.messaggiero.it